“Ci riflettevo da tempo, ma senza riuscire a darvi forma. Sentivo che, l’aver salvato circa 150 copie di Ciao 2001 dagli innumerevoli traslochi della mia vita, qualcosa significava. Sfogliando quelle riviste di cinquant’anni fa ho ritrovato una generazione di persone, sentimenti, valori, ansie, gioie e passioni e spesso anche sofferenze – il tutto fotografato, stampato e trasferito ai giovani di allora – che avrei dovuto riportare alla luce”. Nero su bianco di Maurizio Baiata, giornalista, saggista e documentarista, che ha firmato il sostanzioso e approfondito Rock Memories, volume primo (ma il secondo è già in via di realizzazione, con l’autore che anticipa: “Nella prossima pubblicazione apparirà, fra le altre inedite, l’intervista a Christine McVie dei Fleetwood Mac, scomparsa da poco. Ma racconterò anche della parabola fulminea di Jim Morrison che, nelle parole del suo grande amico e tastierista dei Doors, Ray Manzarek, era apparso in cielo per un istante e ai nostri occhi era diventato una stella cadente”).
Con prefazioni di Susanna Schimperna e Renato Marengo – giornalista e scrittrice la prima, produttore discografico, conduttore radiofonico (nonché giornalista) il secondo – Rock Memories (Verdechiaro Edizioni, 352 pagine, 23 euro), copertina di Pablo Ayo, prende il là dal 1970. Precisamente, “dal frastuono del Piper al Dark Sound inglese, dal Blues dei neri d’America ai Corrieri Cosmici tedeschi, dai crocevia di ogni follia underground all’energia dirompente del muro del suono, dalle maschere prog partenopee alla prima intervista con un essere speciale: Franco Battiato”.
Un viaggio tra “scritti ribelli e sincronicità di un giornalista musicale”. A questo proposito, Baiata motiva: “La ribellione? Era quella di una intera generazione, nata nel periodo della ricostruzione post Seconda Guerra Mondiale e cresciuta con i Beatles e la follia di Help e lo stacco capellone del Beat anglosassone dalla comune canzone. Non bastava Elvis Presley. Ci voleva ben altro ed era il cuore di quei ragazzi che nessuno avrebbe potuto fermare se non la guerra del Vietnam e il dilagare dell’eroina. Io scrivevo seguendo il ritmo degli eventi, l’alternarsi delle lotte e delle sconfitte sul campo dei movimenti libertari e anti-sistema. Da qui gli scritti ribelli”.
E per quanto riguarda la sincronicità? Pronta la replica di Baiata: “Risiede nel fatto che già allora tutto era collegato, in un entanglement quantistico che costruiva e distruggeva e, come nel finale del film Zabriskie Point, è destinato a far esplodere gli emblemi di cemento e vetro del sistema. Come nella pellicola Il laureato, con Benjamin che strappa dall’altare Elaine senza sapere dove andranno, ma entrambi sono pienamente felici di vivere la propria avventura. E la musica c’entrava, eccome”.
Sincronicità, appunto, come quelle che l’autore ha vissuto con le numerose stelle del rock incontrate e intervistate: da David Bowie a New York e in Italia (“nella Grande Mela, per gran parte degli anni Ottanta, ho imparato a scrivere con la coscienza e la consapevolezza di informare, indagando a fondo la realtà oltre le apparenze. Gli artisti in America spesso mi rivelavano aspetti intimi del proprio esistere, e ne emergevano soprattutto la solitudine e la musica che permeava la loro vita come valore interiore trasformato in note, parole, composizioni sempre più totali”, precisa il nostro) ai Gentle Giant, da Emerson Lake & Palmer ai Colosseum.
Tutto ciò è stato testimoniato dagli articoli di Baiata apparsi sul settimanale Ciao 2001 dal 1970 al 1974 (“esclusi i pezzi non a carattere musicale e basandomi sulle mie sensazioni, ne ho scelti una settantina fra articoli e recensioni, che sono stati trascritti dall’autrice Monica Felletti. Una collaborazione vitale, la sua, egualmente fondamentale quella di una dozzina di amici, fans sfegatatati del Ciao e collezionisti che di ogni articolo mi hanno inviato le scansioni”), i cui testi vengono presentati in Rock Memories sia nel loro impaginato originale, sia nel nuovo editing a cura dell’autore (“ho rifatto tutte le introduzioni, originalmente ad opera della redazione. E ancora, ho inserito note e considerazioni che rendessero vive le musiche di allora per i ragazzi che non le conoscono e per i grandi, quasi miei coetanei, che le leggevano nei primi anni Settanta”).
Quindi Baiata puntualizza che “ogni articolo è stato scelto seguendo il corso, il flusso emozionale sia di allora che di oggi. Se ci fosse una visione comune con altra gente che scrive col cuore, una rivista come Ciao 2001 avrebbe senso ancora oggi, perché il cuore di molti batte ancora al medesimo ritmo di cinquant’anni fa”. Rock Memories – che conta un ricco apparato iconografico – e i suoi nomi incredibili (alcuni li abbiamo già citati): Black Sabbath, King Crimson, Soft Machine, Quintessence, John Mayall, Joe Cocker, Alexis Korner e Rory Gallagher per la Gran Bretagna. Ma anche Jefferson Airplane, The Shadows, Iron Butterfly, Spirit, Tim Buckley, Frank Zappa, Captain Beefheart, The Beach Boys, Shawn Phillips, David Crosby, Miles Davis, Weather Report, Carlos Santana (Stati Uniti). Senza dimenticare il Bel Paese: Osanna, Il Balletto di Bronzo, Il Perigeo e tanti altri.
Nutrendo, il nostro, un particolare e affezionato ricordo per un’intervista realizzata nel 1980. Quarant’anni dopo Baiata lo riporta a galla così: “Parliamo dell’incontro con David Bowie – oggi una leggenda, allora una superstar del rock – che mi consentì di entrare nel suo mondo, fatto di ogni riflesso di luce e nuances di ombre caleidoscopiche. Laddove lui dice: ‘Siamo combattuti e dominati dalla cecità mentale, e finiamo per vivere una vita senza alcun senso. Ci siamo dentro e neppure ce ne accorgiamo’. Non è forse quello che, ogni giorno più che mai, stiamo vivendo?”.