Unleash The Archers – Phantoma

Anno: 2024
Etichetta: Napalm Records
Voto: 8.5/10

Classificazione: 4 su 5.

Tornano a distanza di quattro anni dall’ultimo disco in studio Abyss la band power metal canadese Unleash The Archers, per chi scrive una delle formazioni più talentuose al mondo non solo in ambito del filone power metal ma del metal in generale. La band canadese capitanata dalla fantastica voce di Brittney Slayes (che abbiamo avuto il piacere di intervistare qualche mese fa) è sempre stata nota per i suoi fantastici concept album spesso di stampo prettamente fantascientifico o fantasy e per il suo sound che combina il power metal, l’heavy metal e una matrice più vicina al filone melodic death metal (anche se questa caratteristica del loro sound è andata via via scemando nel corso della loro carriera).

Phantoma è ancora una volta un concept album ma stavolta al contrario di quanto successo nei loro due precedenti album Apex/Abyss che avevano un’impronta ai testi puramente fantasy, la band a questo giro svolta su un tema più incentrato su un futuro distopico, lontano da noi ma non troppo- stiamo infatti parlando dell’anno 2089 dove un robot dotato di Intelligenza Artificiale diventa senziente e si ritrova a scontrarsi con il mondo degli umani – Il cambio di tematiche e il concept dell’album che segue ovviamente una storia dalla prima all’ultima traccia vede anche un parziale cambio di sound introducendo un maggiore utilizzo di synth rispetto ai precedenti dischi, con qualche sezione di elettronica minimale per ricreare quella visione futuristica che la band probabilmente aveva in mente per rappresentare il concept dell’album. La realtà, almeno per chi scrive, è che tutti questi synth danno dal disco un sapore quasi anni ’80 (decisamente retrò, più che futuristico e distopico…) e quindi rimaniamo un pochino dubbiosi sulla riuscita di questa idea ma ciò non toglie nulla sul fatto che queste sezioni siano veramente ben fatte e si sposino benissimo con le canzoni (meno col tema portante e il concept come abbiamo già specificato..). Human Era apre l’album con un pezzo che a detta della stessa Brittney doveva essere un intro ma che si è poi trasformata in una vera e propria composizione che nelle sue atmosfere più mid-tempo getta le basi per il concept e immerge l’ascoltatore nella storia. Un pezzo atipico come opener in quanto non regala quell’impatto che hanno sempre dato i pezzi di apertura degli Unleash The Archers e che secondo me risulta riuscito solo a metà. Detto questo è con la title-track che la band canadese torna su territori più vicini al loro sound classico donandoci una bordata power metal con un ritornello assolutamente fantastico che non vediamo l’ora di cantare a squarciagola durante gli show della band. Phantoma è un pezzo piuttosto lungo con i suoi sei minuti e mezzo, e sinceramente la durata non è giustificata dalla struttura del pezzo che è piuttosto lineare e che secondo me poteva essere tagliato di almeno un minuto. Detto questo, pezzo meraviglioso! così come molto buona è la successiva Bury The Code che ha un andamento più heavy metal, con una galoppata in classico stile maiden e dei grandi assoli da parte di Andrew Kingsley, il principale compositore del disco a livello prettamente musicale. D’altronde gli Unleash The Archers per quanto in questo disco abbiano condito il loro sound con synth e parti più elettroniche rimangono una band incentrata sul grande dualismo chitarristico da parte dello stesso Kingsley e di Grant Truesdell oltre che all’incredibile ugola di Brittney Slayes una vocalist pazzesca che in questo disco ci mostra un’ulteriore maturazione dal punto di vista del cantato per una voce versatile , potentissima e dalla timbrica assolutamente splendida e cristallina. Se questo album è leggermente meno influenzato dalle sezioni melodeath e dal growl rispetto ai soliti album targati UTA quest’ultimo approccio vocale appare comunque in diversi brani come la successiva The Collector, forse il brano più drammatico e allo stesso tempo aggressivo del lotto. Il riff iniziale è una tempesta granitica che si abbatte sull’ascoltatore, le atmosfere allo stesso tempo cambiano diventando più serie e plumbee per uno dei miei pezzi preferiti del disco e anche uno dei quelli che mi ricordano maggiormente come sonorità lo straordinario duo di album Apex/Abyss. Come al solito le linee vocali di Brittney sono uno dei fattori chiave che rendono questo album un successo ed il successivo brano Green & Glass è uno splendido esempio di quanto questa band sappia creare composizioni meravigliose con delle sonorità synth-pop di gran gusto associate a delle linee melodiche davvero memorabili. Green & Glass è un brano particolare nell’economia di questo album ma assolutamente magistrale nel regalarci lo stupore e il senso di meraviglia di questa intelligenza artificiale che nel suo diventare parzialmente senziente si approccia per la prima volta al mondo degli esseri umani, un mondo che al primo impatto sembra roseo e fantastico ma che ben presto rivelerà tutto il suo marciume. Questa composizione con quell’assolo magistrale di Kingslay e quei vocalizzi sfumati di Brittney sul finale è un vero e proprio gioiellino di questo disco. Si continua con un pezzo più bello dell’altro, Gods In Decay ha un ritornello pazzesco e dei synth irresistibili, per un disco sicuramente con una vena più melodica e meno abrasiva dei precedenti album – meno sezioni chitarristiche di puro impatto, meno growl, melodie più spiccante ma tanta tanta qualità. E gli Unleash The Archers ci spiazzano con la prima vera e propria ballad (o forse è più corretto dire semi-ballad) della loro carriera), Give It Up Or Give It All. Questo brano poteva essere la classica semi-ballad piena di cliché sentita e risentita nella storia di questo genere e invece si rivela essere una composizione straordinaria con i suoi oltre sette minuti di durata che parte con un delicato pianoforte ed esplora tante sezioni diverse con dei momenti davvero da brivido. Un brano che ha quasi un retrogusto AOR , delle linee vocali straordinarie degli improvvisi cambi di tonalità e sonorità, come quel repentino shift verso una sezione puramente pop che il brano adotta all’inizio del pezzo in cui Brittney ancora una volta incanta con le sue linee vocali. Una composizione che suona quasi come un pezzo degli Avantasia più che degli Unleash The Archers ma si rivela essere meraviglioso ed emozionante allo stesso tempo. Ghost In The Mist è un brano che la band canadese ha già proposto live diverse volte ed è sicuramente un brano meritevole, mentre per quanto ci riguarda, le ultime due composizioni fanno calare leggermente la qualità di un disco davvero di altissimo livello. Blood Empress chiude l’album in maniera particolare con in suo iniziale incedere roccioso per poi sfociare in una parte in blast-beat verso la fine che ha il suo impatto e risulta senz’altro epica ma che secondo me poteva essere più convincente come composizione in generale.

In conclusione Phantoma è l’ennesima testimonianza dell’incredibile talento di questa band che dopo i capolavori Apex e Abyss sfornano l’ennesimo disco di caratura superiore introducendo un nuovo concept e una parziale svolta leggermente più synth-oriented al loro sound. Se vi piace il power metal ma suonato in maniera originale, con personalità ma soprattutto con grande qualità non potete prescindere dall’ascoltare gli Unleash The Archers che continuano ad essere una vera e propria stella nel panorama metal contemporaneo. Per chi scrive, disco dell’anno (almeno fino a questo momento).

Tracklist:
1. Human Era
2. Ph4/NT0mA
3. Buried In Code
4. The Collective
5. Green & Glass
6. Gods In Decay
7. Give It Up Or Give It All
8. Ghost In The Mist
9. Seeking Vengeance
10. Blood Empress

Line-up:
Brittney Slayes – Voce
Grant Truesdell – Chitarra, Growl
Andrew Kingslay – Chitarra
Nick Miller – Basso
Scott Buchanan – Batteria

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