I Volbeat, dopo due anni dall’ultimo Rewind, Replay, Rebound tornano sul mercato con un nuovo e fiammante album in studio, Servant Of the Mind, uscito il 3 Dicembre per la Universal Music. Questa nuova fatica è stata scritta e mixata durante il periodo pandemico e a detta del buon Poulsen l’album intero è stato scritto in soli tre mesi, includendo tutti i tipici elementi che i Volbeat hanno fatto propri nel corso degli oltre 20 anni di carriera sfornando successi, ricordiamo che la scorsa estate sono stati pubblicati come singoli due estratti da questo nuovo studio album, Wait a Minute My Girl e Dagen før con Stine Bramsen come ospite, inoltre furono pubblicati altri due singoli, Becoming e Shotgun blues. Tanta carne al fuoco.
L’album suona davvero spontaneo, pur non portando innovazioni, il nuovo Servant of the mind scorre piacevolmente dal primo all’ultimo minuto, da Temple of Akur, dove il riff iniziale apre un mid tempo melodico che ti trasporta tra i templi e piramidi; ritornello molto melodico in stile Avenged Sevenfold ma ovviamente mischiato alle sonorità dei danesi: esempi più sbarazzini possiamo citare i due singoli, Wait a Minute My Girl e la catchy Dagen Før assieme alla bella Heaven’s Descent, se volete brani 100% Volbeat in tutta la loro spensieratezza. Invece se cercate brani dal suono più aggressivo e dinamico possiamo citare il singolo Becoming, che inizia con un riff thrash e ritmica veloce dei migliori Metallica d’annata, come apripista di un brano melodico e dinamico che ricorda ancora una volta vagamente gli Avenged Sevenfold; anche l’ultima traccia Lasse’s Brigitta non delude i palati più aggressivi, riff taglienti e dinamismo nei cambi tempo che diverte chi vuole ascoltare del buon metal moderno, senza mai risultare stucchevole, grazie anche all’ottimo guitar working.

Per il resto questo nuovo platter è molto piacevole, la tracklist nasconde molti episodi per nulla noiosi che vi invitiamo a scoprire con l’ascolto. A livello del songwriting si nota che c’è molta voglia di comporre, nonostante gli ormai oltre 20 anni alle spalle, pur non innovando ma continuando a far suonare i nuovi brani sempre in maniera fresca e dinamica. Una delle poche band di metal moderno che fanno il proprio lavoro come deve essere fatto e fino ad adesso non hanno mai steccato. Servant Of The Mind non è un filler ne tanto meno un must-have ma una piacevole conferma che la band danese gode di un’ottima forma su tutti i fronti. Ben tornati!
Tracklist:
1. Temple Of Ekur
2. Wait A Minute My Girl
3. The Sacred Stones
4. Shotgun Blues
5. The Devil Rages On
6. Say No More
7. Heaven’s Descent
8. Deagen Før
9. The Passenger
10. Step Into Light
11. Becoming
12. Mindlock
13. Lasse’s Brigitta
Line-Up:
Michael Poulsen – Chitarra, Voce
Rob Caggiano – Chitarra
Kaspar Boye Larsen – Basso
Jon Larsen – Batteria
Anno: 2021
Etichetta: Universal Music
Voto: 7/10