Intervista a Ivan Giannini dei Vision Divine

Oggi noi di URM abbiamo l’onore di intervistare Ivan Giannini, cantante Torinese ex concorrente di The Voice of Italy e nuovo cantante dei Vision Divine che ci racconterà di come è entrato a far parte della band e del nuovo album When All The Heroes Are Dead.

Come ti sei approcciato al canto e quali sono state le tue influenze maggiori ?
Come tanti fanno, fin da bambino ho sempre canticchiato le canzoni che ascoltavano i miei genitori alla radio o le sigle dei cartoni animati,  ma non avrei mai pensato di diventare un cantante, neppure a 12, 13 anni, quando rimasi folgorato sulla via di damasco dai Maiden. Da bambino strimpellavo una piccola tastiera giocattolo, a 12 anni ho comprato una chitarra acustica per diventare…bassista come Steve Harris! (Prendo le cose molto alla larga…) e a 15 mi son ritrovato a cantare per mancanza di cantanti nei gruppetti in cui suonavo. Cantare è sempre stato più liberatorio che suonare per me e quindi è diventato il mio modo di esprimermi su un palco. 

Ti abbiamo conosciuto grazie alla tua partecipazione a The Voice of Italy, ci racconti la tua esperienza e consiglieresti ai musicisti e cantanti che ci leggono di partecipare a questi talent shows?
I talent show non hanno nulla a che fare con la musica. Sono fiction, docu- fiction, soap opera di bassa categoria, film di serie b con attori di serie c. Entertainment. Ognuno è chiamato a recitare il proprio ruolo più o meno consapevolmente. Più sei grande ed esperto più sai cosa vogliono da te e cosa stai rappresentando. Il metallaro sfigato, l’hipster, il depresso con la voce d’angelo, l’orfana di madre avviata alla prostituzione, il clone del cantante straniero nella top 10 americana. I giudici/coach arrivano il giorno delle registrazioni della puntata e recitano a braccio un copione scritto dagli autori dei programmi. Non c’è alcuna interazione. Anche i “talenti” recitano il loro copione, ma guidati dalle domande degli autori durante gli stacchetti intervista. Non si studia canto. Non si impara nulla se non, forse, a stare davanti a una telecamera. Si vive la televisione dal backstage, capita che si bevono caffè con i vip nelle pause delle registrazioni. Si intuisce che il mondo degli artisti, arrivati o meno, è un mondo di un vuoto che definirei…ineffabile, come certi profumi di marcio che senti passeggiando in autunno per un prato. Poca solidità. Tanta ansia di racimolare qualche spicciolo. Un mondo senza rockstar. Un mondo che a metterci il naso dentro distrugge ogni tuo sogno. Consigliatissimo se hai qualcosa da dire e vuoi un megafono per urlare i tuoi proclami, sconsigliato se pensi che quello apra le porte al successo. Gli aspiranti cantanti sono tutti carne da macello, anche i vincitori. Impostare oggi la propria vita sul sogno di fare il cantante di successo equivale al suicidio umano ed artistico. Perché son finito a The Voice? Mio padre ha mandato i miei video alla redazione. Credo avessero bisogno del “metallaro”, di uno che funzionasse in video e che gridasse bene, che piacesse alle trentenni ma invendibile alle masse tv addicted. Mi hanno chiamato ed eccomi in tv.

Da quasi 2 anni sei il frontman dei Vision Divine, ci racconti il tuo percorso di come sei divenuto membro della band?
È stato abbastanza veloce. So che la band aveva vagliato molti nomi stranieri, di alcuni di questi sono anche amico, per inciso, ma vuoi per motivi logistici, vuoi per bizzarrie caratteriali, vuoi per manager invadenti o per richieste e vincoli contrattuali anacronistici ancora il nome non era stato scelto. Conoscenti in comune hanno girato i video delle mie canzoni a Olaf e Olaf mi ha contattato chiedendomi di registrare due cover dei Vision Divine. La Vita Fugge e Mermaid From The Moon, due canzoni con diversi tipi di difficoltà.  Superata la “prova” cover, Olaf ha voluto vagliare le mie capacità di songwriting. Ho ricevuto la base di quella che sarebbe diventata Angel Of Revenge e ho cantato la melodia che avete potuto ascoltare a pezzo finito. Sembrando esserci una buona affinità umana e compositiva le cose sono andate via lisce senza troppe parole, ansie o paranoie .

La tua entrata nella band è rimasta segreta fino all’uscita dei Angel Of Revenge e ricordo che al tempo sui social sotto i post dei Vision Divine c’erano molte speculazioni sul nuovo cantante, come pensi di essere stato accolto dai fan della band?
Essendo una voce abbastanza diversa da Luppi e Lione ed essendo da sempre un po’ fuori dal coro e dai “giri che contano” del metal italiano le preoccupazioni, in totale onestà, erano due. La prima preoccupazione è stata di assicurarmi che la band avesse ben chiaro chi sarebbe diventato il loro cantante. Ivan Giannini, con i suoi difetti,  la sua personale cultura musicale, il suo gusto, le sue idee, le sue debolezze e i suoi pregi. Questo perché in alcun modo potrei sopportare di sentirmi freno per qualcuno. Chiarito che la band era serena e compatta sulla scelta di un cantante come me è arrivata la seconda preoccupazione che, banalmente e molto umanamente era quella di non piacere o di essere reputato inadatto per vocalità o timbro o peggio ancora, paragonato. Detto fra noi: io sento che i pezzi dei Vision Divine vestono su di me come un abito di sartoria, mi piace il mio timbro sulle loro canzoni, ed è la musica che ho in testa da sempre io stesso, una musica che sento cantata da sempre da una voce simile alla mia… ma si sa che non tutti i gusti sono alla menta e che ci si affeziona ai cantanti quasi come la perpetua si affeziona al suo prete confessore e ognuno ha il sacrosanto diritto di preferire i lupi o i leoni ai…cosa sono io, una balena, un toro? …se mi capite…ma non paragonatemi vi prego. Siamo 7 miliardi di esseri umani, ognuno con la sua storia, le sue cose da raccontare, la sua voce, le sue cicatrici e le sue impronte digitali. Ho sempre cercato l’autenticità e l’unicità. Non paragonatemi a nessuno,  capace o meno.  

Noi di Universo Rock & Metal abbiamo avuto modo di ascoltare “When All The Heroes Are Dead” e abbiamo sentito un nuovo stile a livello di linee vocali rispetto ai lavori precedenti, quanto è stato importante il tuo ruolo in fase di composizione?
Le linee vocali sono state scritte da me ed Alessio. Alcune cose sono totalmente mie, altre totalmente  di Alessio, altre un mash-up di idee di entrambi. Alcune canzoni sono mate molto spontaneamente in pochi minuti (300, While The Sun Is Turning Black, 3 Men Walk On The Moon) per altre canzoni mi son dovuto sedere alla scrivania con chitarra e tastiera sotto mano per scrivere una melodia che fluisse bene sopra i riff di chitarra o gli arrangiamenti di tastiera. Non ritengo che la voce sia uno strumento “speciale”. È si speciale, perché deve veicolare il testo e l’emozione del compositore, ma è anche in qualche modo uno strumento nel mix, come un suono lead di tastiera o una chitarra solista. Quando penso ad una melodia di voce penso alla voce come ad uno strumento qualsiasi e alla possibilità che abbiano le persone di afferrare il tema e di canticchiarlo sotto la doccia. Se non canticchi la canzone in auto o sotto la doccia dopo averla ascoltata allora la canzone non è una hit. La grandezza di gruppi classici come Genesis, Yes o più  moderni come Dream Theater e Symphony X, o Devin Townsend e Steven Wilson sta nella capacità di scrivere canzoni pop godibilissime in cornici molto complicate ma godibili anch’esse. Vorrei anche io esserne capace.

Una cosa che salta all’orecchio nel nuovo album soprattutto per il pubblico italiano è la citazione all’Infinito di Giacomo Leopardi nella traccia “The Nihil Propaganda”, come è nata l’idea di aggiungere questo classico della letteratura italiana e come ti sei approcciato nell’interpretazione nel brano?
L’idea è stata partorita da Olaf e mi ha sorpreso e spiazzato al primo ascolto. Avevo registrato la canzone e ad una prima prova di mix sento questa declamazione clamoroso dell’Infinito con una tensione vocale e un intenzione così poderosa che sulle prime mi ha lasciato ammutolito e anche dubbioso, ma con il crescendo della musica e il perfetto crescendo della recitazione qualche meccanismo mentale o forse del cuore ha fatto un perfetto ‘clic’, la serratura era aperta, la lacrima è scesa. Per me l’Infinito è sempre stato qualcosa da sussurrare, ma in questa versione, su una base musicale piena di speranza, sottofondo a parole di impotenza, smarrimento e abbandono dello spirito, la visione che ha avuto per questa canzone Olaf , mi è parsa chiara. Chiara come le cose che afferri con l’intuizione emotiva più che con la ragione. La mia canzone preferita del disco.

Con i Vision Divine state lavorando per una futura tournee? Tu come ti stai preparando per i live con la band?
Si, ci saranno concerti in giro e io mi sto preparando come ci si prepara ad una gara di ciclismo. Vado in sala prove e canto la scaletta per i fatti miei davanti ad uno specchio. 

Penso sia facile che durante i prossimi concerti dovrai cantare anche i brani di Fabio Lione e Michele Luppi, ti trovi a tuo agio o senti una leggera pressione a dover cantare pezzi di voci storiche come furono i tuoi predecessori? 
Alcuni pezzi storici mi piacciono tantissimo e mi esalta cantarli dal vivo. Mi piace aver la possibilità di metterci la mia attitudine un poco punk, un pò old school, un poco easy. Devo concentrarmi bene sui pezzi di Luppi perché hanno alcune difficoltà tecniche maggiori rispetto ai pezzi di Lione su cui invece devo trattenermi  per non strafare rovinandone il mood. Dosare bene le energie, rilassarmi anche se so che fra due versi arriverà il super acuto perfora meningi da cantare perfettamente. Insomma, è una tensione positiva volta a migliorarmi tecnicamente. Le canzoni scritte da me mi spaventano di più però. Paradossalmente per me è più difficile maneggiare qualcosa che guardi molto da vicino (le mie canzoni) rispetto a qualcosa di cui hai una visione più distaccata. 

Sappiamo che canti anche in una tribute band agli Iron Maiden, secondo te quanto è importante per un musicista avere a che fare con brani di altri artisti e come nel caso di una tribute band lavorare per essere più fedele possibile all’originale e quanto questa esperienza è stata influente nel tuo modo di cantare? 
Non ho mai cercato di essere fedele all’originale dal punto di vista del timbro. Non so imitare nessuno e non saprei da dove cominciare. Nel fare le cover è importante rispettare la canzone, non cercare scorciatoie o riadattamenti (se il pezzo è diventato una hit così com’é, chi diavolo sono io per cambiarlo?). Nel cantare una cover è  secondo me fondamentale cogliere l’intenzione del pezzo, il mood. Ad esempio: se canti Janis Joplin e non urli quando urla lei perché a lezione di canto il maestro ti hanno detto che devi usare la risonanza nasale e appoggiare bene ogni nota allora non hai capito un accidenti e non sei un cantante. Se canti Lucio Battisti e imposti la voce in maschera e la infarcisci di vibrati e ghirigori jazz che fanno tanto figo allora sei un delinquente. Questo è l’a priori del fare una cover. Quanto è stato utile cantare nei tributi? Utilissimo. La migliore palestra che potessi avere guidata sempre da questa domanda: se Run To the Hills fosse stata cantata da Ivan Giannini avrebbe avuto successo? Sto rendendo giustizia al pezzo o lo sto rovinando? Ho l’intenzione giusta? Al di là del timbro che può o meno piacere. Sono “giusto” per il pezzo? 

Sbirciando nel tuo canale Youtube ci siamo imbattuti in un tuo vecchio video provino per entrare a far parte dei Dragonforce, ha mai avuto contatti da parte della band dopo quel video? 
Nessun contatto se non da parte di altre band e di altri candidati che si aspettavo di vedermi con i Dragonforce. Da parte mia un po’ di rimpianto. Adoro i loro pezzi.

Molte volte se si va a vedere nelle band emergenti e giovani si trovano spesso cantanti autodidatti che cantano senza uno studio dietro della voce, secondo te quanto è importante lo studio del canto?
Difficile rispondere in maniera equilibrata per me che sono autodidatta. Ti direi: primo step: canta, canta ,canta,canta, canta. Cerca di capire chi sei, che voce hai, per che cosa sei tagliato, cosa hai da dire e come naturalmente lo tiri fuori quando hai un microfono davanti. Cerca di essere onesto e di capire a cosa sei adatto. Vuoi fare gli AC/DC ma se hai la voce di Sinatra forse sei sprecato per quel genere e se ami cantare e vuoi comunicare ed essere capito forse devi seguire le tue corde vocali. Dopo di che, dopo aver cantato tanto e perso tante volte la voce, dopo che hai capito che cantare è come praticate un qualsiasi sport, rivolgiti ad un insegnante che ti aiuti a correggere gli errori e ti indichi scorciatoie per sfruttare al meglio il tuo corpo. Pensare che per cantare occorre prima andare a scuola è folle. Canti se hai da dire qualcosa, non se hai fatto il corso di canto. Se non hai nulla da dire non sarai mai un musicista, un pittore, un attore, un comico. Sarai buono per il karaoke o per i talent, ma in te non ci sarà l’essere artista. Del resto vale così per tutto. Chiunque può imparare a dipingere un bel quadretto all’acquarello, anche Hitler lo faceva, ma di lì a diventare Klimt ci passa l’essere, e quello nessuno te lo insegna. Lo coltivi faticosamente nel duro terreno dell’anima e  lo tiri fuori tu da solo, se è maturato. 

Hai altri progetti in serbo per il futuro?
Finire alcune mie canzoni e terminare la produzione di un paio di band indie rock che si son rivolte a me come produttore. 

Siamo al termine dell’intervista vuole lasciare un saluto ai nostri lettori?
Ciao, cari lettori che siete arrivati fin qui a leggere. A testa bassa non smetto di lavorare. Spero che possiate apprezzare il nuovo disco dei Vision Divine e vi assicuro che farò del mio meglio per onorare, ora e in futuro, il nome e la storia della band. Grazie di cuore per il tempo che avete dedicato ad ascoltare la mia musica.