Judas Priest – Invincible Shield

Anno: 2024
Etichetta: Columbia Records
Voto: 8/10

Classificazione: 4 su 5.

A distanza di ben sei anni dall’ultimo più che ottimo Firepower il quale confermò una vena realizzativa di ottima fattura e un Rob Halford in stato di grazia, tornano in sella alle loro moto stile Sons of Anarchy, i Judas Priest, chiamati all’impresa titanica di avvicinarsi o addirittura bissare il successo del precedente diciottesimo album.
La premessa generale è quindi bella alta per questo diciannovesimo album in studio Invincible Shield e già da settimane e mesi prima dell’uscita, attraverso il rilascio sui social della band di singoli come l’entry album Panic Attack o Trial by fire, Crown of Horns e The Serpent and the King l’hype dell’ascoltatore era sempre più elevato in quanto si percepiva l’ennesimo lavoro egregio da parte di una band che ha quasi sempre abituato l’ascoltatore ad un certo grado di qualità e di produzione.

Ebbene, l’album è sulla scia del precedente e forse, sotto qualche aspetto, persino superiore. Tenace, duro, con riff non molto complessi a livello di esecuzione ma di una potenza che ha davvero pochi eguali, per non parlare della prestazione vocale di Rob Halford che ad oltre 70 anni si dimostra sullo stesso livello di 6 anni fa, mantenendo picchi vocali davvero notevoli per tutto l’intero lavoro.
Stiamo comunque parlando di una band che non ci ha mai fatto davvero annoiare nell’arco della loro discografia.
L’album ci fa capire sin da subito di che pasta sarà fatto; l’opener Panic Attack, infatti, oltre ad arrivare subito all’orecchio dell’ascoltatore è un concentrato di energia che carica lentamente per poi esplodere come una bomba ad orologeria. Il pezzo ha una struttura molto particolare, si apre con un riff molto melodico costituito da sweep picking di ottima fattura e un ritornello che entra subito in testa sin dal primo ascolto.

La seconda traccia è costituita da uno dei pezzi più dominanti vocalmente dove Rob Halford ha senza dubbio dato il meglio di sé, ovvero The Serpent and the king.
Un pezzo che vi staccherà via la testa”, così annunciava Halford qualche settimana fa, ora capiamo che non era una semplice dichiarazione promozionale ma una vera e propria dichiarazione preparatoria per il nostro udito.
Tra un riff e un altro arriviamo alla title track Invincible Shield, che più di ogni altro pezzo del disco fa della velocità la sua arma più potente; non sottovalutiamo gli altri brani, ma qui siamo su un livello completamente diverso, molto più thrash metal che heavy.
Il riff fin da subito rapido e sui denti del brano seguito dal ritornello in assoluto più radiofonico dell’album, ci fa subito capire cosa vuol dire title track.

Parlando di varietà di pezzi e skippando una abbastanza anonima e meno originale Devil in disguise, nonostante il solito riff carino, si arriva a Gates of Hell, il brano più old school del disco dove le chitarre si intrecciano in sé formando un gioco molto interessante melodicamente parlando, forse uno dei brani più interessanti se non il più interessante a livello di armonia e ricercatezza. Crown of Horns è probabilmente uno dei brani meno interessanti del disco, anche a livello di riff, oltre che essere il più lento, ma quello è un aspetto che può starci, collocandosi a metà disco. Dopo esserci un po’ appisolati si torna più carichi che mai con As God is my Witness, la quale sfida la velocità di Invincible Shield a livello ritmico con un doppio pedale e basso in perfetta sincronia e un solo finale con tapping d’altri tempi. Il disco scorre con Trial by Fire che però regala relativamente poche emozioni e scosse. Di diverso avviso è la successiva Escape from Reality che invece ci catapulta quasi nel metal psichedelico sullo stile Black Sabbath, il brano infatti è a forti tinte oscure e dall’atmosfera maligna; la voce di Halford in questo pezzo è molto particolare, meno potente e lirica rispetto ad altri pezzi, perfettamente in mood con il brano però sul subito lascia perplessi.

Nota di merito per la successiva Sons of Thunder va data a Richie Faulkner che in questo brano è letteralmente fuori controllo, lanciando vere e proprie saette con la sua chitarra, si sente che è libero di esprimersi al meglio.
Molto interessante è anche la successiva Giants in the Sky, composta dall’ennesimo riff killer incredibilmente calzante che a tratti ricorda 72seasons, ultimo lavoro dei Metallica, come parte armonica e ritornello. Un pezzo molto particolare anche per l’inaspettato cambio di diteggiature poco dopo la metà del brano, molto spagnoleggianti per poi chiudersi ed esplodere in tutto sul finale con l’incredibile voce di Halford.

Eccoci arrivati alla parte finale del disco deluxe edition, ovvero la parte con le bonus track, che però è quella che scricchiola di più; vada per gli abbastanza standard e riempitivi Fight for your life e Vicious Circle, ma la conclusione con The Lodger è veramente un trauma; il pezzo in questione, infatti, è senza dubbio la vera nota dolente. In assoluto il pezzo più noioso a spada tratta di tutto l’album, lento, senza mordente, vocalmente deludente e nemmeno il ritornello prende particolarmente; forse l’unica traccia davvero bocciata da cima a fondo.

In conclusione, il lavoro fatto in studio, dai picchi vocali alle armonizzazioni perfette delle chitarre fino ad arrivare al basso e alla batteria col doppio pedale in sincro, è veramente impressionante e granitico, specie contando che questi “ragazzini” sono in attività da ben 55 anni. Invincible Shield è un disco molto particolare dove si può trovare una varietà ritmica e atmosferica davvero immensa; un lavoro davvero egregio da veri amanti del metal in tutte le salse, con qualche sbavatura (alcuni pezzi noiosetti e davvero troppo lunghi per lo sviluppo datogli) ma sicuramente consigliatissimo.

Tracklist:
1. Panic Attack
2. The Serpent and The King
3. Invincible Shield
4. Devil in Disguise
5. Gates of Hell
6. Crown of Horns
7. As a God is My Witness
8. Trial by fire
9. Escape from Reality
10. Sons of Thunder
11. Giants in the Sky
12. Fight for your Life (bonus track)
13. Vicious Circle (bonus track)
14. The Lodger (bonus track)

Line-up:
Rob Halford – voce
Richie Faulkner – chitarra
Glenn Tipton – chitarra
Ian Hill – basso
Scott Travis – batteria

Lascia un commento