
Anno: 2024
Etichetta: Bad Dog Promotions
Voto: 7/10
Alcune note biografiche su questa band, dato che il loro passato conta molto per capire la genesi di questa band, che è in giro dagli anni Ottanta:
“I TemperToo sono una band Prog-Rock/Alt Rock con sede nel Regno Unito ispirata al vecchio e nuovo rock progressivo e alla musica rock alternativa. I TemperToo (Steve Hubbard & Ian Ormiston Stables) suonarono sul circuito londinese negli anni ’80, con l’allora terzo membro Martin Collins, sotto il nome di TemperTemper. Nel 1988 furono avvicinati dall’ex capo della Charisma Records, Steve Weltman, che stava cercando una band con cui lavorare con Fish, che aveva recentemente lasciato i Marillion. La band aveva troppi impegni precedenti per accettare l”offerta di Steve, quindi l’opportunità purtroppo è svanita. TemperTemper si è poi allontanato, concentrandosi sulle carriere per sostenere le loro famiglie in crescita. Dopo una pausa di 30 anni, TemperToo ha iniziato a scrivere e registrare di nuovo nel 2018, quando Ian ha trovato Steve su Facebook. Scoprendo che vivevano a una distanza di 45 minuti l’uno dall’altro, dopo alcune incerte jam session, hanno iniziato a scrivere e registrare il loro album Telegraph Road, pubblicato nel 2021. Monkey In The Machine contiene 8 brani nuovi di zecca, più 2 scritti dalla band nel 1988, ma non registrati o pubblicati in precedenza. Questo album, il seguito di Telegraph Road del 2021, vede i TemperToo forse seguire uno stile più coerente. Telegraph Road è stata la prima registrazione di Ian e Steve insieme in 30 anni e li ha visti “tastare il terreno” per vedere quale stile di materiale funzionasse meglio, dopo una pausa così lunga. Con Monkey In The Machine, la band è tornata alle proprie radici prog/alt rock e ha creato un’offerta più coesa.”
Eccoci quindi a parlare di questo album, un vero concentrato di classe e soluzioni che rimandano a più formazioni, ma quello che stupisce è che abbiamo a che fare con il classico album “senza tempo”, ovvero qualcosa di appartenente a quella ristretta cerchia di dischi che con la loro musica mettono d’accordo un po’ tutti e riescono a collocarsi in uno spazio temporale indefinito. Veramente la band ha un retaggio soprattutto negli anni Ottanta, e ci ho sentito a più riprese band come i Dire Straits, Genesis o Marillion ma anche azzeccati accenni al prog rock anni Settanta, e anche al rock and roll più classico che strizza l’occhio agli anni Sessanta, come si può ad esempio sentire in una canzone come Easy.
Insomma la band ha un retaggio sicuramente antico, ma non suona troppo vintage. La voce e il basso di Steve Hubbard sono irresistibili e soprattutto il basso è davvero usato in modo magistrale, riuscendo a risaltare in ogni passaggio del disco. Questo musicista suona anche le tastiere ma è da urlo il pianoforte che vede la guest appearance di Martin Collins su Don’t Throw It All Away, una canzone tra l’altro rilassata e rilassante, insomma una rock song un po’ intima che accarezza le orecchie.
Non manca un minimo di oscurità o comunque di leggera sperimentazione, come si può sentire in un canzone come Syndacate A, che mette in mostra vocals effettate e una vasta gamma di suoni di vario tipo. Certo, anche qui si sente il retaggio Settanta/Ottanta, ma sicuramente ha una vena più sperimentale di altre canzoni e la cosa è davvero interessante.
Insomma, se amate il rock di classe ed eseguito con perizia tecnica e grande classe non potete lasciarvi sfuggire questo album.
Tracklist:
1. Monkey In The Machine
2. Syndicate A
3. Money Talking
4. C’est La Vie
5. Easy??
6. Bright Light!
7. Shadows
8. No Time To Cry
9. Don’t Throw It All Away 10. Close To The Edge (Live exclusive bonus)
Line-up:
Steve Hubbard – vocals, keyboards & bass
Ian Ormiston Stables – acoustic and electric guitars
Guest appearance by Martin Collins – piano on Don’t Throw It All Away
