Metallica – 72 Seasons

Anno: 2023
Etichetta: Blackened Recordings
Voto: 7/10

Classificazione: 3.5 su 5.

72 Seasons. I primi 18 anni della nostra vita che formano il nostro vero o falso io. Il concetto che ci è stato detto di “chi siamo” dai nostri genitori. Un possibile incasellamento intorno a che tipo di personalità siamo. Penso che la parte più interessante di questo sia lo studio continuo di quelle credenze fondamentali e di come influiscono sulla nostra percezione del mondo di oggi. Gran parte della nostra esperienza adulta è rievocazione o reazione a queste esperienze infantili. Prigionieri dell’infanzia o liberi da quei legami che portiamo.! James Hetfield

Ed ecco, finalmente ci siamo, dopo l’ultimo Hardwired.. To self Destruct (2016) i leggendari e mai domi “Four Horsmen” della California ritornano con una nuova ed attesa uscita discografica di inediti, 72 seasons, prodotto da Greg Fidelman con Hetfield e Ulrich, distribuito dalla Blackned Recordings, anticipato come sempre dal singolo di lancio, uscito a sorpresa il 28 Novembre scorso con Lux æterna, poi seguito nei mesi successivi da altri tre nuovi singoli: Screaming Suicide, If Darkness Had a Son e l’omonimo 72 Seasons. Sono passati diversi anni (forse anche troppi) dall’ultimo lavoro in studio che, pur non essendo un masterpiece discografico, aveva gettato delle solide basi: un doppio album, la prima parte dinamica e più heavy, con brani potenti e veloci e una seconda parte diversa, con sonorità più lente e, a parer nostro, molto tediose. 72 Seasons invece non sarà un doppio album, ma un lavoro unico composto da 12 brani, tanta carne al fuoco e diversi brani dal minutaggio consistente per un totale di 77 minuti.

L’album parte con la title track, un pezzo suntuoso e con una sua buona dose di cattiveria e velocità, condito da riff graffianti e da un ritornello avvincente, brano piuttosto lungo ma che non stanca, ma bensì diverte l’ascoltatore e si piazza come uno dei brani migliori del nuovo full-lenght con i suoi 8 minuti fatti di partiture come non si vedevano da un bel po’ di tempo. Un brano molto nostalgico e riuscito, con un sound che strizza l’occhio ai connazionali Slayer; la seguente Shadows Follow è un’altro brano trascinante, James Hetfield dà il meglio di se, il brano tiene un bridge centrale che rimanda ad alcuni echi di Master Of Puppets; Screaming Suicide invece è un brano che ricorda molto come figura retorica Kill’em All, un buon brano dove possiamo sentire un gran lavoro con il basso e Hetfield che usa tonalità vocali più oscure e grezze; Sleepwalk My Life Away e You Must Burn! sono due brani che sembrano partire alla grande, soprattutto il primo citato che inizia con un portentoso riff di basso, ma dopo l’adrenalina si perde man mano che i minuti passano lasciando l’ascoltatore con una sensazione di incompiuto o superfluo, infatti entrambi i brani sono dei pezzi mid tempo assolutamente anonimi e soprattutto dal minutaggio fin troppo lungo. L’album fortunatamente intercambia con dinamicità momenti divertenti con momenti abbastanza anonimi, basta citare Lux Aeterna, il primo singolo di lancio, un brano divertente che trasporta l’ascoltatore in lidi totalmente NWOBHM, brano che entra subito in testa all’ascoltatore con il suo assolo iniziale e ritornello da cantare a squarciagola; un classico brano puro Heavy metal in stile Diamond Head e Motorhead, veloce ed efficace. La seguente Crown of Barbed Wire è un altro brano quasi anonimo che riporta l’ascoltatore ad un climax vicino all’era Re-Load, riff molto aggressivi ma poco incisivi, Chasing Light diversamente è un brano hard rock, dove possiamo trovare vari richiami ai Thin Lizzy, condito da un bridge centrale abbastanza fine a se stesso, un brano dinamico ma non riuscitissimo, vige la forte sensazione del “poteva essere ma non è riuscito ad esserlo”. If Darkness Had a Son purtroppo ha lo scettro del peggior brano delle 72 stagioni, un brano darkeggiante, quasi marziale che rivangano sonorità vicine ai Rammstein e riff old school con tanto di urlo “temptation” nella parte iniziale del brano che ti prende e ti butta in un mare di superfluo in tutti e 6 minuti di ascolto, mai come in questo caso la tentazione (per l’appunto) è premere il tasto skip. Invece con Too Far Gone?, rialziamo l’asticella di gradimento; questo pezzo è un insieme di melodie vocali, riffoni incendiari e James arcigno il giusto, minutaggio fortunatamente contenuto, brano di stampo punk ed un guatar work quasi perfetto che porta al penultimo brano dell’album, Room of Mirrors, una canzone dinamica che porta ad un interessante dualismo tra sonorità thrash e hard rock; il brano inizia con delle sonorità simil horror alla King Diamond che poi accelera e sfocia in un buon brano che intercambia momenti thrash a lidi hard rock; buon dinamismo per un brano che ci accompagna fino all’ultimo atto di questo album, Inamorata, il brano più lungo e dal titolo più italianamente sgrammaticato mai pattuito dai Metallica, con i suoi 11 minuti che suonano quasi come una minaccia; un brano che contrariamente dai presupposti ci ha subito smentito con un”ultimo momento divertente e vivace con un ritornello riuscitissimo, forse uno dei migliori degli ultimi anni, per il resto, come precedentemente detto, il brano ha dell’ottimo dinamismo, rimandi vaghi a Orion, ma soprattutto a The Outlaw Torn con una personalità differente.

Ci sono voluti ben 7 anni per attendere questo nuovo lavoro in studio dei Metallica e alla fine dei conti abbiamo tra le mani un buon album seppur non eccelso, con brani ben riusciti e altrettanti meno. La cosa che più ha dato nell’occhio è il troppo minutaggio dei brani, cosa abbastanza ricorrente negli ultimi lavori in studio, ma a questo giro ci hanno dato più manforte e nonostante un brano fortunatamente ben riuscito (la title track) i brani che risaltano molto di più sono quelli con la metrica temporale più contenuta e invece quelli con il minutaggio più lungo spesso tendono ad essere anonimi se non superflui. 72 Seasons è un album che strizza abbastanza l’occhio a sonorità heavy metal degli anni 80, così anche alle sonorità dinamiche e mid tempo che James e company ci hanno abituato negli ultimi lavori in studio. Quindi questo nuovo full-lenght è da considerarsi un filler? Non esattamente, questo 72 Seasons alla fine dei conti è capace di regalare all’ascoltatore dei buoni minuti di musica fatta come si deve. Ottimo anche il songwriting, tanto dinamismo nel sound e momenti da headbanging, intercambiando in momenti meno ispirati ma alla fine non così incisivi al prodotto finale, il tutto fatto con grande mestiere, ben tornati!

Tracklist:
1. 72 Seasons
2. Shadows Follow
3. Screaming Suicide
4.Sleepwalk My Life Away
5. You Must Burn!
6. Lux Æterna
7. Crown Of Barbed Wire
8. Chasing Light
9. If Darkness Had A Son
10. Too Far Gone?
11. Room Of Mirrors
12. Inamorata

Line-up:
James Hetfield – Voce, Chitarra
Lars Ulrich – Batteria
Kirk Hammet – Chitarra
Robert Trujillo – Basso

3 pensieri su “Metallica – 72 Seasons

  1. Per me un grande ritorno a certe tonalità, condivido con quasi tutta la recensione, ben scritta anche se ho un certo dissenso per il voto, avrei messo 8 e mezzo invece che 7

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