Infected Rain – Time

Anno: 2024
Etichetta: Napalm Records
Voto: 7/10

Classificazione: 3.5 su 5.

Tornano a distanza di due anni dall’ultimo lavoro in studio Ecdysis, i moldavi Infected Rain che affrontano una sorta di rinascita in questo platter avendo da poco rivoluzionato la loro formazione che ha visto l’abbandono dei fratelli Babich (Sergey chitarrista e Vladimir bassista) e l’ingresso in formazione della nuova bassista Alice Lane, completando la line-up per una band che diventa ora una formazione a quattro con un solo chitarrista. Le principali menti compositive della band però sono ancora in formazione e in questo nuovo disco Time gli Infected Rain capitanati dalla vocalist Lena “Scissorhands” ci mostrano tutta l’evoluzione musicale che hanno compiuto negli ultimi due anni. Innanzitutto dobbiamo parlare del sound che inevitabilmente con una sola chitarra diventa meno d’impatto e denso per un disco più melodico dei precedenti senza però che questo comporti una semplificazione dal punto di vista delle canzoni che anzi, risultano essere tra le più complesse e ricche mai partorite dagli Infected Rain . Tuttavia se un pochino di brutalità e d’impatto viene persa rispetto ai precedenti album, tanto viene guadagnato in termini di originalità – Intendiamoci il trademark sound della band moldava è sempre presente e ben riconoscibile sopratutto nei riff e nella voce di Lena, ma il disco appare tuttavia come una naturale evoluzione del precedente capitolo che già mostrava la band vogliosa di sperimentare con strutture più complesse avvicinandosi quasi al progressive. Andando più nello specifico all’interno del sound del suddetto platter, gli elementi elettronici troviamo siano utilizzati in maniera più varia, aggiungendo a questi ultimi anche delle parti di tastiera più “classica” o addirittura più vicini alla synthwave, rendendo il disco a tratti sinfonico, come sul finale di The Answer Is You, l’inizio di Pandemonium o anche su Vivarium. Questo connubio di elementi sinfonici, tratti elettronici e parti più synth danno una notevole varietà al sound e sono per quanto ci riguarda la colonna portante del platter assieme alla chitarra di “Vidick”, molto carica di groove con un sound che si avvicina a quello dei Korn del periodo “transitorio” degli anni 2000 in cui anche loro hanno avuto per un periodo un singolo chitarrista dopo il temporaneo abbandono di Brian “Head” Welch. Anche Lena stessa la troviamo molto maturata dal punto di vista vocale specialmente sulle clean vocals dove si sente davvero quanto tempo e dedizione ci abbia messo nel portarle a termine- anche qui troviamo molta varietà, dai passaggi più in stile “spoken word” ad alcuni vocalizzi soffici e delicati come in Pandemonium, ad alcune vocals più “effettate” come in Enmity. Ci sono persino delle strofe in italiano nel pezzo Paura (d’altronde non è un segreto che Lena abbia vissuto parecchi anni in Italia durante il suo periodo universitario), mentre le composizioni tendono ad essere in media piuttosto lunghe, con la band che in ognuna di esse ci mette tanta ma tanta carne al fuoco, sacrificando forse l’impatto e l’immediatezza che hanno reso grandiosi alcuni brani del passato come Passerby o Orphan Soul ma aggiungendo molta complessità e stratificazioni al loro sound per un disco non di immediata assimilazione, specialmente se paragonato ai primi lavori della band. Dobbiamo dire però che questo album ha dalla sua parte quello di offrire qualcosa di diverso in quasi ogni traccia specialmente dal punto di vista del mood ma anche da quello prettamente strumentale. Ci sono momenti estremamente aggressivi e claustrofobici con Lena davvero sugli scudi con il suo scream in un brano come Unpredictable per esempio, mentre in altri stupisce con la sua timbrica più sulfurea ed eterea (pensiamo al break di Because I Let You) o anche melodica (l’inizio di Game Of Blame). Per il resto da segnalare i momenti trip-hop di Never To Return e l’intro futuristica e distopica della bella Lightghouse con quello che sembra la voce filtrata e “robotizzata” di una bambina all’inizio del pezzo. I testi ancora una volta provengono dalla penna di Lena che parla del suo mondo interiore e ce li racconta come se fosse questo un modo catartico di liberarsi dai suoi demoni, dalle sue ansie e dalle sue paure.

In conclusione Time è un buon ritorno per gli Infected Rain che con questa nuova line-up continuano a dimostrarsi in grado di scrivere brani interessanti, ricchi e introspettivi e continuano a mostrare un’evoluzione nel loro sound rendendo quest’ultimo platter a nostro avviso il disco più ambizioso della band moldava fino ad ora. Forse non sarà complessivamente il migliore (crediamo che da quel punto di vista la corona se la tenga ancora stretta il loro disco del 2017, 86), ma non c’è dubbio sul fatto che questo album esplori tante, tantissime soluzioni musicali mostrando una band in crescita che però non snatura affatto il loro “signature sound”. Bentornati quindi.

Tracklist:
1. Because I Let You
2. Dying Light
3. Never To Return
4. Lighthouse
5. The Answer Is You
6. Vivarium
7. Pandemonium
8. Enmity
9. Unpredictable
10. Game Of Blame
11. Paura
12. A Second Or A Thousand Years

Line-up:
Elena “Lena Scissorhands” Cataraga – Voce
Vadum “Vidick” Ojog – Chitarra
Alice Lane – Basso
Eugen Voluta – Batteria

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