Donne del Rock: Alissa White-Gluz

C’è una donna del rock che è decisamente xXx… ma, no, nessuna allusione spinta! Con una sola maiuscola, il riferimento è inequivocabilmente alla filosofia Straight Edge: niente alcol, tabacco e droghe, poca indulgenza verso i rapporti sessuali occasionali e anche l’astinenza dall’alimentazione carnea, se si vuol fare fare l’en plein, è gradita. Se, come ultimo indizio, aggiungiamo la chioma da Fata Turchina, non possiamo più avere dubbi: stiamo parlando di Alissa White-Gluz.

Se oggi possiamo apprezzarla in tutta la sua bravura e avvenenza, dobbiamo intanto ringraziare i suoi coraggiosi nonni: sopravvissuti ai campi di concentramento, in cui vennero internati in quanto ebrei, si rifugiarono in Canada, dove poi nacquero i loro figli e nipoti tra cui, il 31 luglio 1985, Alissa.

Se vi appassionano le teorie di trasmissione epigenetica della sofferenza (e dell’accresciuta sensibilità che spesso ne consegue), qui troverete pane per i vostri denti. Se già i genitori di Alissa erano (forse non casualmente) molto sensibili al tema della sofferenza altrui al punto da offrire ai propri figli la possibilità di seguirli nelle loro scelte animaliste e vegetariane (in tempi in cui non era mainstream), la nostra beniamina a 13 anni (periodo in cui si ciba, musicalmente parlando, di punk e metal) decide, per motivi etici, di fare di più e passare ad alimentazione e stile di vita completamente cruelty free. A tal proposito, se le si chiede quanto sia duro essere vegani, è solita rispondere: “E’ duro non esserlo.” E, in merito alla maturazione di questa importante scelta, ricorda: “Sono vegana […] già da prima di fare musica. Non ho mai mangiato carne in vita mia, sono cresciuta in un ambiente completamente vegetariano, per cui diventare vegana per me è stato semplicemente un ulteriore passo naturale. E quando ho iniziato a fare musica, volevo parlare dei diritti degli animali più di ogni altra cosa, e lo stesso vale adesso con il metal. Quando urlo sul palco con la mia band, urlo per tutti gli animali indifesi. Non riuscirei ad urlare così forte se non avessi niente da dire.” E di cose ne ha dette (e fatte molte), visto che il suo impegno animalista (tra cui quello a supporto di PETA) le ha procurato, da solo, numerosi riconoscimenti.

Comunque, nel curriculum adolescenziale di Alissa non c’è solo (sana) ribellione. Tra le sue dichiarate fonti di ispirazione canora troviamo infatti anche Gwen Stefani e Christina Aguilera; e molto lavoro autodidatta: complice una forte espressività (e una voce naturalmente potente e proiettata che la faceva subito notare dalle maestre se solo provava a chiacchierare), non ha mai studiato formalmente canto. O almeno, questo dichiara: “I have never taken singing lessons, and I try to keep my whole body in healthy shape to keep my vocal cords healthy too.” E ancora, provando a ricostruire il suo percorso con maggior dettaglio:

I didn’t really make an intentional goal of being a frontperson of a metal band but I always had a very loud voice, I would even get into trouble at school for being really loud! I was a really good student but my voice just projects so I always had this really loud voice, I was always pretty fearless when it came to anything and I still am I guess. I grew up in a house where my Mom, my Dad, my older sister and I have a younger brother too but he was younger than me but he was just a little baby when I was growing up and these are all music lovers and my sister actually is also a frontperson in a touring band and so we have this great respect and appreciation for music. My Mom has vinyls on the wall of Jimi Hendrix and David Bowie, Janet Joplin, Nirvana, Eric Clapton, The Who, Deep Purple, just all sorts of really cool music influences. So I’ve always loved music and I guess through the ages of, say 13 to 16 I sort of made this progression from classical music to grunge – which is a huge leap – to punk and to metal. I mean metal and classical are actually quite similar but to go through grunge and punk to get there is kind of a weird path to take! But that’s the way I went and then I just enjoyed going to see shows and at that point in Montreal in the late 90’s and early 2000’s, there was just a lot of metal bands. A lot of nu-metal and hardcore and metal bands in Montreal and any night of the week I could take the train downtown and go see a show anywhere, and so I would do that, alone. I would just go on the bus, get on a train, go downtown, walk into a little dive bar and see some bands playing and I really enjoyed that. I didn’t think of making a career out of it or anything, I just thought it was really cool to see people up there just doing it. And so from there I ended up meeting a lot of people and eventually I ended up meeting people who were forming a band but needed a singer and long story short I ended up becoming a singer in that band and from there I just noticed that – even with that band which I think I was in for 8 months and then it broke up, we played like 5 shows in total or something – even among those 5 shows I was seeing a sort of momentum where it would be, ‘Well we sold 7 tickets at our last gig but now we sold 12’ and just that little bit of momentum was enough to keep me wanting to go forward and it’s been a gradual and slow climb like that ever since. Luckily now rather than 7 or 12 tickets sold, multiply that by hundreds or thousands [sorride].”

Pare di vederla, questa ragazzina intraprendente e curiosa che parte in solitaria in treno o bus solo per sentire band più e meno famose che si esibiscono dal vivo in piazze o pub. Forse così matura la convinzione che, sì, avere una band dev’essere una cosa stupenda e, perché no, potrebbe provarci anche lei.

Comunque, nel 2004 (a 19 anni: molto molto prima di poter anche solo immaginare di essere più volte incoronata da Revolver come The Hottest Chicks of Metal), fonda la “sua” band melodic death metal, The Tempest. Ma il nome avrà vita breve: “The Tempest was just a name we picked out of convenience. The Agonist means a lot more, the definitions and connotations really fit with our music and message.” E ancora: “We switched the name to avoid confusions with other bands called Tempest. An agonist is a drug used to enduce feeling in patients, like the opposite of an anesthetic, and is also the name for the character torn between good and evil in the literary sense.” Ed è proprio con The Agonist (che nel 2007 esordiscono con Once Only Imagined) che Alissa si fa notare per la capacità di modulare velocemente il cantato da pulito a growl.

L’aspettopiù buffo della faccenda è che la ragazza, giusto l’anno precedente, era stata ammessa a Canadian Idol (il talent andato in onda dalle sue parti tra il 2003 e il 2008) dapprima stupendo i coach con Bohemian Rhapsody, e deludendoli poi con una cover di Pat Benatar (Heartbreaker) a loro dire non abbastanza convincente.

Comunque, che i talent siano una macchina trita-artisti l’abbiamo compreso da un pezzo. E Alissa meglio di chiunque altro: per questo prosegue dritta per la sua strada e, anzi, nel il secondo album con The Agonist, Lullabies for the Dormant Mind, il sound si allarga al death-core più contaminato (non disdegnando, in studio, il supporto vocale di Maria Brink degli In This Moment). L’album nell’insieme non fa sollevare il pollice di molti puritani del death, è vero, ma Alissa ancora una volta mette d’accordo tutti (anche quando osa un’inaspettata, eterea incursione vocale in Tchaikovsky di cui non nasconde la difficoltà esecutiva, pur trovandola “very rewarding“). È il 2009, anno in cui un’altra White-Gluz si prepara per il successo internazionale: è la sua adorata (e brava e bella) sorella Jasamine (ma cos’hanno messo nel biberon di queste due?!?) la quale, fondata la sua band shoegaze/indie rock nel 2009 (No Joy) esce con l’album di debutto nel 2010 (Ghost Blonde) e poco dopo parte in tournée in America ed Europa, avviando una carriera proseguita, fino a pochi mesi fa, con altri tre album.

Comunque, torniamo alla nostra growlista ed agli Agonist, che con la loro terza fatica (Prisoners, del 2012) raddrizzano egregiamente il tiro (provare anche solo You’re coming with me per credere): un livello di qualità tecnica e di espressività artistica non esprimibile senza una profonda sintonia tra tutti i membri della band (fino ad allora confermata dalla complementarietà tra lei e il chitarrista Danny Marino: “The song writing is split between Danny and I. I write all the vocal patterns, harmonies, rhythms, lyrics, and Danny writes the instrumental.”). Una sintonia, però, destinata a durare poco.

Alissa viene notata sempre di più, e non solo da potenziali fan. Quello stesso anno, per esempio, quando c’è da affiancare Elize Ryd degli Amaranthe in sostituzione di Anette Olzon, malata, per una data dei Nightwish, chiamano lei. Anche MTV la vuole, per un episodio di Mode in cui aiuta una ragazza a diventare una screamer. E nel 2013, mentre è in tour in Australia insieme con i Kamelot, riceve la telefonata che le cambierà la vita, anche se, sul momento, non se ne rende proprio conto. Un’altra vegan growler, la tedesca Angela Gossow, la chiama con una proposta che, riassumendo molto, suonava più o meno così: con gli Arch Enemy le cose vanno bene, ma se il microfono passasse a te e io diventassi la manager potrebbero andare ancora meglio. Non sappiamo quanto nel maturare la proposta Angela sia stata condizionata dalla sua formazione originaria (pubblicitaria laureata in economia), dalla recente e faticosa riabilitazione alle corde vocali (dopo essersi procurata un paio di noduli) o, come ricostruiscano (molto) romanticamente alcuni fan, dalle profonde affinità elettive tra le due. I successivi sviluppi avrebbero comunque confermato quanto ci avesse visto giusto, a parte per un dettaglio, e cioè che agli Agonist l’idea di dividere Alissa con altri non andasse affatto giù. Ma non glielo comunicano subito: e da certi punti vista è stato forse meglio così.

Infatti mentre sono ancora in tour tutti insieme, come gruppo di apertura dei Danzig, lo sguardo del chitarrista Doyle Wolfgang Von Frankenstein (al secolo Paul Caiafa) e quello di Alissa si incrociano per la prima volta: ed è subito colpo di fulmine. Chissà in quanti, sul momento, devono aver scommesso: “Non durerà“. Ed effettivamente, vuoi per la differenza di età (ben 23 anni!), vuoi per la differenza fisica (1,91 m di muscoli lui, si e no 50 kg per 1,63 m lei) e non ultimo per quella caratteriale (schivo e cupo lui, estroversa e variopinta lei) non si poteva accusare di malignità chi li avesse definiti la strana coppia. E invece sono andati d’accordo subito e alla grande, con la travolgente Alissa che addirittura trascina l’amato… sulla retta via. Dopo l’iniziale disponibilità ad adattarsi ai ristoranti vegani della sua bella (anche se, ammette, “All’inizio è stato difficile“), alle ragioni dell’innamoramento segue una diversa consapevolezza e ora, nemmeno a dirlo, è diventato anche lui uno strenuo attivista per i diritti degli animali (senza per nulla rinunciare alle sue ore e ore di palestra) oltre che un convinto sostenitore dello stile di vita straight edge.

Comunque, lasciamo a questi splendidi innamorati le farfalle nello stomaco e ritorniamo un attimo dentro agli Agonist. L’insofferenza verso Alissa aumenta di giorno in giorno e non mancano nemmeno veri e propri litigi che avvelenano l’atmosfera. Fino al giorno in cui, senza troppi cerimoniali, le comunicano che hanno trovato la sua sostituta (la greco-americana Vicky Psarakis). Dopo un’iniziale delusione (lei dichiarerà che essere cacciata dalla band è stato il più grande tradimento ricevuto in vita sua) si arriva presto ai ferri corti con dichiarazioni decisamente taglienti (al limite della diffamazione) da entrambe le parti. Ma per fortuna si tratta di una parentesi breve, per quanto intensa: gli Arch Enemy non hanno tempo da perdere tempo e così Alissa si mette duramente sotto: “I usually keep a pen and paper in my purse. The bad part about that it gets crumpled and I can’t find a way it later. [sorride] So I started making voice memos if I have a great idea for a vocal melody or a vocal rhythm or a style for something. Then I just sing it or scream it into my phone. Often I wake up in the middle of the night – I’m a really bad sleeper, like I’m not good a sleeping… but I have crazy vivid dreams all the time! So, sometimes I wake up from a crazy nightmare or a really cool dream and I’ll just open my phone and start writing down lyrics. And actually, that’s how I got a lot of the lyrics for ‘War Eternal’: Half asleep at 4 AM in the dark, writing the lyrics!

Quello stesso anno escono con War Eternal: un melodic death metal prudentemente “da manuale”, con diversi brani che funzionano (come On and on e You will know my name) , alcune certe scelte piacevolmente azzardate ( No more regret) ma soprattutto con la grintosa Alissa che trasmette una grande voglia di rinnovamento. Dall’uscita dell’album la nuova formazione degli Arch Enemy andrà in tour per ben tre anni. Di questa nuova esperienza Alissa dirà: “[…] I could say that I miss clean singing a little bit, because it is something that I enjoy. But I am so satisfied with performing Arch Enemy songs, because they’re so juicy, they’re so tasty to play on stage that I don’t miss it at all when I’m on stage. I even have a couple of songs that I wrote where it’s just clean singing. I’ve done a lot of death vocals and will continue to do death vocals. So, it’s not something that I miss on stage, because the Arch Enemy shows are so adrenaline-filled and so energetic and chaotic and heavy that there’s really, really nothing missing there for me!” E non perderà l’occasione per… levarsi anche qualche dente in merito alla (sua versione della) fine della collaborazione con gli Agonist: “[…] it’s something that I try to put out of my mind, because it’s obviously a painful topic. Obviously, when I found out the news about Arch Enemy I told them and I was under the impression that everything was happy and running smoothly. We even had a plan to make a nice partnership between the two bands! What I didn’t know is that they actually weren’t happy at all and were finding a replacement for me, even while we were on tour together! When we had the last booked show completed, as soon as that was done, they basically told me: You’re out, you’re replaced, Bye. And so, that was a huge shock, I didn’t know that any of that was going on. And it was basically what I’ve put my entire life into it at this point. But: I learned a lot from that, too! I learned how to be careful who I associate with and I learned what to do, what not to do… in certain situations, on a professional level and on a personal level […] I’m proud of the albums that I made with those guys, I think we were a great band, I would have loved it would’ve continued being a great band with them – but there’s some things you can’t control.

Con gli Arch Enemy si sviluppa presto un’intesa profonda grazie anche alla comune visione della vita, a sua volta riflesso di un nuovo moto di consapevolezza interno alla scena metal: “[…] I’ve always thought that Metalheads were quite the opposite of what they’re perceived to be. They’re not just a bunch of, like, stupid drunk, sweaty people! I mean… sure… they can be! But for the most part, I my experience with Metal bands (and being in a Metal band!) is that they’re very thoughtful, sophisticated people! They have a deep understanding of human nature, a deep understanding of politics often… I have some friends in the Hardcore scene, and there, being vegan or Straight Edge is very common in that scene. In Arch Enemy, we’re a majority of vegetarians and vegans. And there’s a lot of bands like that! Actually, it’s hard for me to think of a metal band that doesn’t have at least one vegetarian or vegan in it. I’ve been vegan since before I’ve been doing Metal, obviously! So, that’s a 100% who I am and it’s 100% engraved into my personality. I’m an activist for animal rights and human rights in that sense, but you know: I’m also a musician! So, when it comes to lyrics, of course, I express myself in that. But it’s a different field: Music is art and I think it’s cool to include a message within art, but it’s not the only thing I think about when I’m performing or writing“.

Da quel momento il percorso di Alissa è in continua ascesa. Special guest in molte tappe del tour dei cari Kamelot nel 2015; sempre più riviste che la celebrano coma una delle più belle e brave donne della scena metal; e nell’album degli Arch Enemy del 2017 (Will to Power: il loro decimo album, il primo con canto pulito nonché quello con il miglior riscontro di pubblico) la traccia First Day in Hell è dedicata alla terribile esperienza dei suoi nonni in fuga dai campi di sterminio. Un momento di emblematico raccordo, dentro di lei, tra la giovane cantante e l’attivista radicale: “I do music because it is a powerful form of expression and I am active for causes I believe in because it hurts me to know how much suffering human beings inflict on one another and the planet.

Attivismo che non è dedicato quindi solo agli animali (tra cui i suoi amatissimi gatti, con cui si tiene in contatto via Skype mentre è in tournée) ma anche ai diritti civili, e delle donne in particolare.

Non ha infatti mai nascosto quanto la sua carriera nel mondo metal potesse in parte essere condizionata dal suo esser nata donna (“It is tricky being the only girl in a boys club, for sure“) in una società piena di pregiudizi (“Sure, what woman doesn’t want to feel attractive? I don’t know why women are made to feel guilty if they look attractive, it’s like people don’t want women to be pretty AND smart – that would be too threatening to males, knowing women can do everything they can do and look way better doing it.”) nonostante lei, in pochi anni, si fosse duramente guadagnata prestigiose collaborazioni con i più altisonanti nomi della scena metal (Angra, Sonata Arctica, Slaves on Dope, Tarja, Metal Allegiance, ecc) fino a sentirsi pronta per affrontare più che dignitosamente anche una carriera solista.

Ma la sua risposta al problema, che in questa giornata speciale è anche il messaggio che ci sentiamo di condividere con tutte le donne e con quanti desiderano camminare al loro fianco, è inequivocabile:

Non dubitate di voi stesse!!! Ci saranno molte persone che dubiteranno di voi proprio perché siete donne: vi diranno che state soltanto usando il vostro look, che non siete abbastanza. Che fate questo tipo di musica soltanto con una serie di trucchetti oppure che siete sicuramente le fidanzate di uno dei membri della band. Penseranno sempre che siete lì per qualche [altra] ragione. Quindi: non dubitate di voi stesse. Sapete bene perché siete lì. Ed è proprio il vostro posto!

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