
Anno: 2023
Etichetta: Spinefarm Records
Voto: 9/10
Se in ambito metal il 2021 è stato l’anno degli Spiritbox e l’anno scorso quello dei Lorna Shore, non vi è alcun dubbio sul fatto che quest’anno è partito sotto il segno degli Sleep Token. L’hype creato dalla release dei primi cinque singoli che hanno anticipato il nuovo lavoro è stato incredibile, per una band che è tutta un enigma principalmente a livello di formazione. I componenti della band infatti sono totalmente anonimi, non rilasciano interviste e su di loro si sa veramente poco. Il fattore che li rende davvero unici tuttavia, è alla fine proprio la questione più importante ossia la musica – un sound atmosferico a tratti etereo e sognante e a tratti malinconico che sa legare in maniera perfetta elementi di R&B, elettronica, djent, pop e molto altro ancora, creando una proposta musicale davvero speciale.
Take Me Back To Eden è il terzo album della band inglese (almeno questo si sa, il paese nativo) che arriva a due anni di distanza dall’ultimo lavoro This Place Will Become Your Tomb del 2021 e vede a tutti gli effetti chiudersi un ciclo su questa prima fase della band. I tre dischi difatti possono essere visti come una trilogia tanto che a concludere il lavoro è un brano di cui parleremo più in avanti (Euclid), che ripropone riferimenti lirici e musicali al primo pezzo del primo album degli Sleep Token datato 2019. Per iniziare ad analizzare la musica all’interno di questo platter non si può non partire dalla magnifica e a questo punto iconica voce del vocalist degli Sleep Token noto come “Vessel“, che si sposa perfettamente con quanto proposto da questo progetto con una timbrica davvero particolare, profonda , malinconica, intima e a tratti vulnerabile, efficace sopratutto nelle parti in pulito ma che che sa incidere anche nei brani più incentrati sullo screaming. Come detto prima catalogare questa band in uno specifico calderone è impossibile, troppo sperimentali per poterli racchiudere sotto una specifica etichetta, e se è vero che troveremo nel platter dei brani in cui è preponderante la componente più metal della band (vedi le escursioni in territori vicino al blackgaze di Vore), la maggior parte del lavoro è un magnifico viaggio tra atmosfere quasi spirituali con dei momenti di leggerezza quasi spensierata (vedi l’electro-pop di DYWTYLM) o le sfumature Jazz di Aqua Regia con dei magnifici passaggi di pianoforte che non possono che incantare l’ascoltatore e dove le chitarre fanno quasi da contorno o non appaiono proprio. Eppure, come menzionato, quando la band vuole essere pesante lo fa senza problemi come sul magnifico singolo The Summoning, uno dei tanti gioielli di questo album nonché forse il brano che ha introdotto la maggior parte degli ascoltatori a questa band. Si tratta questo di un pezzo che non si risparmia tra chitarroni djent , ritmiche ossessive e breakdown esplosivi con una coda dal sapore R&B che si amalgama in maniera sublime al resto del pezzo. Questa è infatti una band che nel suo proporre così tanti elementi diversi riesce ad essere allo stesso tempo “fluida” nelle sue composizioni per una proposta che alla fin fine è quasi come se si amalgamasse per offrire all’ascoltatore un unico ed esaltante stato di eterna meditazione e riflessione. Ascensionism è uno dei fulgidi esempi di quanto detto per un pezzo costruito inizialmente su un pianoforte e la voce sofferta di Vessel prima di trasformarsi in una composizione quasi R&B, con dei beat tipici della trap ed un approccio leggermente più “rappato” da parte dello stesso vocalist, tutto questo senza che si perda niente dell’atmosfera ricreata – “diamonds in the trees, pentagrams in the nightsky” su questa frase evocativa ed enigmatica si scatena la tempesta di chitarre djent prima che il pezzo si trasformi nuovamente in qualcosa di più quieto. Ma questo disco eccelle anche nelle sue parti più semplici come nella ballad Are You Really Ok?, ed è forse nei suoi momenti più introspettivi e malinconici che si raggiunge l’apice dell’emotività come nella title-track di otto minuti che precede Euclid un finale da pelle d’ora che mette il punto su un disco incredibilmente creativo e ispirato e che riesce nella difficile missione di non risultare come un’accozzaglia di generi ma piuttosto un qualcosa con un’identità ben precisa per un album dotato di una struttura fluida e dinamica con mille dettagli e sfaccettature che vi faranno incuriosire per mesi e mesi assieme ai suoi testi criptici ma fino ad un certo punto, dato che molti dei brani sembrano affrontare temi legati all’amore e alle interazioni interpersonali benché alcuni sembrerebbero approcciarsi ad un connotato più spirituale, il tutto perfettamente in linea con l’immagine e ciò che il gruppo potrebbe rappresentare da fuori.
In conclusione Take me Back To Eden si rivela essere un disco straordinario e unico nel suo genere per una band che sta avendo e avrà un impatto importante nella scena metal e non solo dei prossimi anni. Si tratta ovviamente di un disco non per tutti ma che credo sia imprescindibile per ogni amante della sperimentazione nella musica e per chi vede ogni forma artistica come un’entità in continua evoluzione. Perché gli Sleep Token incarnano perfettamente questo concetto senza risultare forzati o indigesti. Un vero e proprio capolavoro che in tantissimi abbiamo atteso con trepidazione e che per quanto ci riguarda ha ripagato tutte le aspettative. Worship.
Tracklist:
1. Chokehold
2. The Summoning
3. Granite
4. Aqua Regia
5. Vore
6. Ascensionism
7. Are You Really Ok?
8. The Apparition
9. DYWTYLM
10. Rain
11. Take Me Back To Eden
12. Euclid
Line-up:
Vessel – Voce
II – Batteria
III- Basso
IV- Chitarra
