Ozzy Osbourne – Ordinary Man

Esistono alcuni artisti, non solo nell’ambito della musica, che indipendentemente dalla qualità dei loro prodotti, possiedono un carisma così imponente da creare attorno a sé un seguito enorme di sostenitori che spesso sfocia nell’adorazione; uno di questi personaggi (restando nel campo del Rock dato che è di quello che ci piace parlare) è senza ombra di dubbio, Ozzy Osbourne.
Considerato da molti il capostipite, o meglio dire il capo-bastone, dell’Heavy Metal classico e conosciuto con lo pseudonimo di Principe delle Tenebre, Ozzy è sicuramente uno dei musicisti più influenti ed amati della musica di fine secolo.
Dopo un ultimo disco ed un tour di saluto con i Black Sabbath riuniti, Ozzy decide di dare l’addio (o almeno tutto lascia pensare a questo) alla musica con un disco, Ordinary Man che profuma decisamente di definitivo, sopratutto perché arriva quasi in contemporanea con l’annuncio ufficiale da parte del cantante di essere malato di Parkinson, malattia che recentemente gli è costata la rinuncia al tour negli Stati Uniti. 

All My Life porta un titolo già di per sè evocativo ed infatti, in questo brano, il cantante si racconta in modo auto ironico e sincero; la canzone di per sé non è delle più riuscite dell’album, un mid tempo dai toni agrodolci che però, non regge il confronto con altri brani simili confezionati negli anni dall’artista. È comunque un pezzo indicativo di uno stile compositivo molto riflessivo e personale che rappresenta la cifra di questo disco.
La title track Ordinary Man è decisamente di un altro livello; brano romantico e malinconico di quelli come solo Ozzy sa creare, cantata a due voci con un altro maestro del Rock mondiale, Sir Elton John.
Tutto l’album è arricchito di special guest alcune anche un po’ azzardate (qualcuno ha detto Post Malone?) ma questa è forse la collaborazione più particolare.
Il botta e risposta che i due cantanti riescono a confezionare è da pelle d’oca (i timbri vocali simili danno quasi l’impressione che a cantare sia la stessa persona) e nonostante si percepisca la difficoltà nella voce di Ozzy, probabilmente spossato dalla malattia, si sente tutto il suo trasporto emotivo.
Anche questa canzone è decisamente personale: un lascito a sua moglie e ai suoi cari nel quale il cantante riflette sulla sua vita e sui suoi errori chiedendo poi a gran voce di non essere dimenticato “quando i colori si spegneranno“.
Passiamo poi al primo singolo estratto del disco Under The Graveyard che ha fatto da presentazione a tutto l’album.
Una semi-ballad molto coinvolgente che ricorda un po’ le sonorità di Ozzy degli anni ’90. Un riff di chitarra acustica accompagna la voce affaticata del principe delle tenebre mentre ci racconta i pensieri di un uomo alla fine della sua vita che cerca di patteggiare con l’idea della morte e con il terrore che essa porta con sé; altro brano autobiografico che ci mostra il lato più umano e fragile del cantante. Il pezzo, verso la fine, si apre alla volta di un assolo grezzo e nervoso che sembra voler esplicitare la rabbia del protagonista che non vuole accettare la sua inevitabile fine.
Today is the End è la descrizione dell’apocalisse secondo Ozzy Osbourne; tra cieli rosso sangue e demoni che sfilano fieri, il rocker ci mostra come potrebbe essere se il mondo finisse domani (il suo mondo almeno) e mentre ognuno di noi spera di riuscire a salvare la propria anima, Zio Ozzy ci delizia con i suoi ritornelli funerei e i riff di chitarra Sabbathiani che, a noi metallari, piacciono sempre un casino. 

Diversi anni sono passati dall’ultimo disco di Ozzy, anni in cui il cantante non si è risparmiato nulla; tra concerti annullati, ospedali e crisi coniugali il front man ha comunque fatto molto parlare di sè, arrivando anche a rivelare di voler abbandonare la sua compagna di una vita (e non parlo di Sharon ma della Dea Musica). Molte volte nell’arco della sua lunga carriera Ozzy sembrava sul punto di mollare tutto lasciando i suoi fan col fiato sospeso per poi rivelare all’improvviso un nuovo tour o un lavoro inedito; con Ordinary Man però, il padrino del metal sembra essere deciso ad appendere il microfono al chiodo, regalandoci l’ultimo disco come testamento artistico. Questo album è quindi una sorta di Ultima Thule gucciniana in salsa Heavy Metal che, come per il cantautore italiano, ha come obiettivo ultimo tirare le fila di una vita sia dal punto di vista artistico che umano e lasciare un epitaffio sulla sua lapide come ispirazione ai posteri.
In ogni caso, che sia o meno il disco che segnerà la fine della sua carriera, valeva la pena aspettare così tanto tempo per avere tra le mani questo nuovo lavoro del principe delle tenebre.

Come sempre ringrazio i lettori nella speranza che possiate apprezzare quest’album, almeno quanto l’ho apprezzato io.

Tracklist:
01. Straight to Hell
02. All My Life
03. Goodbye
04. Ordinary Man (feat. Elton Jhon)
05. Under the Graveyard
06. Eat Me
07. Today Is the End
08. Scary Little Green Men
09. Holy for Tonight
10. It’s a Raid (feat. Post Malone)
11. Take What You Want (feat. Post Malone & Travis Scott)

Line Up:
Ozzy Osbourne (Voce)
Andrew Watt (Chitarra)
Duff McKagan (Basso)
Chad Smith (Batteria)

Ospiti:
Tom Morello (Chitarra in “Scary Little Green Men”)
Slash (Chitarra Solista in “Straight To Hell” e “Ordinary Man”)
Charlie Put (Tastiere in “Straight To Hell”)

Anno: 2020
Etichetta: Epic Records
Voto: 8/10