
Anno: 2024
Etichetta: Napalm Records
Voto: 7.5/10
Tornano i pirati scozzesi capitanati da Christopher Bowes per un’altra entusiasmante avventura nel bel mezzo dei sette mari condita dal solito mix di humour, divertimento e follia contraddistinti sempre dall’inconfondibile marchio Alestorm, ormai un nome che è diventato una garanzia nel modo del metal dalle sonorità più spensierate, festaiole e piratesche. La band torna ad appena due anni di distanza dall’ultimo full-lenght in studio Seventh Rum Of A Seventh Rum, con un EP da cinque canzoni piuttosto variegato che ritrova la vena sperimentale che la band aveva un pochino perso con l’ultimo album che aveva parzialmente sterzato la rotta verso un power metal più simile a quanto fatto dalla band negli albori della sua carriera con il mitico disco di debutto Capitain Morgan’s Revenge. In questo nuovo EP tuttavia, la band riesce davvero ad offrire all’ascoltatore medio degli Alestorm una sintesi di (quasi) tutto ciò di cui la band è capace e che in questi anni ci ha saputo offrire nel suo repertorio.
L’album che vede ancora una volta in sede di produzione Lasse Lammert parte davvero bene con l’avventurosa title-track del disco in cui appare nuovamente Patty Gurdy che ci delizia con delle sontuose sezioni di ghironda offrendoci quel tipico tocco folk che nel repertorio della band scozzese non manca mai e che si affianca all’iconico frontman Christopher Bowes nelle parti cantate offrendo un’interessante dinamica tra la voce femminile e quella maschile. Dinamica di cui gli Alestorm hanno tra l’altro fatto uso raramente nella loro ormai lunga carriera (a memoria mi viene in mente solo la grandiosa Zombies Ate My Pirate Ship tratta dall’album Curse Of The Crystal Coconut che vedeva anch’essa una voce femminile al suo interno). Davvero emozionante la sezione verso la fine del brano in cui i due cantano all’unisono, per un pezzo dal taglio decisamente serio per essere un brano degli Alestorm e che può catalogarsi assieme ad altre loro composizioni di questo tipo dal sound più avventuroso e meno demenziale come The Quest o Leviathan. Assolo di tastiera e stacco folk condiscono un brano che può essere definito come un fiore all’occhiello della discografia della band. Ma ci pensa la seguente traccia Uzbekistan a riportarci i nostri vecchi e demenziali pirati scozzesi per un pezzo che vede una sezione alla fine del brano che sfocia in delle sonorità vicine al “techno-metal”, con quel coro “Uzbekistan is a pirate land!” che farà faville dal vivo. In questo pezzo fanno anche la loro comparsa delle piccole sezioni di harsh vocals. The Last Saskatchewan Pirate si apre come una semi-ballad acustica per poi trasformarsi in un pezzo in pieno stile Alestorm con un testo assolutamente demenziale e folle con un ritornello che è quasi una gloriosa filastrocca in stile folk-piratesco. Fantastica! Sea Shanty 2 è un’atipica strumentale a cui francamente non siamo mai stati abituati in un disco della band che si apre con dei suoni quasi da videogioco a 64 bit e che potrebbe fungere anche a livello di intro/apripista per l’ultimo folle brano Cock (il titolo d’altronde dice tutto), un brano da un minuto e mezzo sulla falsa riga di Shit Boat (No Fans) dove si fa nuovamente il pieno di depravazione e testi assolutamente demenziali.
Insomma un EP nel suo complesso davvero breve di poco più di quindici minuti di durata che nonostante questo ci mostra un pochino tutte le angolazioni delle varie sonorità degli Alestorm per un ascolto coinciso ma assolutamente appagante e con una manciata di pezzi di ottima qualità pregni di divertimento e demenzialità. Proprio quello che ci si aspetta ai nostri vecchi e amati pirati scozzesi! Ehoi!
Tracklist:
1. Voyage Of The Dead Marauder
2. Uzbekistan
3. The Last Saskatchenwan Pirate
4. Sea Shanty 2
5. Cock
Line-up:
Christopher Bowes – Voce, Keytar
Mate Bodor- Chitarra
Gareth Murdock – Basso
Elliot Vernon – Tastiere
Peter Alcorn – Batteria
