Ne Obliviscaris – Exul

Anno: 2023
Etichetta: Season Of Mist
Voto: 7/10

Classificazione: 3.5 su 5.

Questo quarto lavoro in casa Ne Obliviscaris si è rivelato un parto particolarmente sofferto e in buona parte ostacolato dalla pandemia, per un disco la cui composizione era iniziata già nel 2019 e si sarebbe dovuta concludersi nel 2020. Così la scelta di intitolare il risultato del lavoro Exul che sta per esilio, quello che la band (e buona parte del mondo), ha vissuto in quegli anni di pandemia durante i quali i musicisti si sono dovuti forzatamente esiliare dalla scena musicale, dai tour e tutto il resto della routine, oltre che dalla registrazione di alcune parti del disco in questione. Questo quarto lavoro della band Australiana dunque, è anch’esso un concept album in cui ognuno dei brani proposti ruota attorno al concetto di esilio/estraneazione da qualcosa/qualcuno.

Dal punto di vista squisitamente tecnico e della produzione i NeO a questo giro hanno davvero raggiunto livelli di perfezione ineccepibili, partorendo un suono ricco, cristallino e ben definito, con ognuno degli strumenti che viene impreziosito da un vero e proprio lavoro da maestro dal punto di vista di produzione e mixaggio. Un esempio è rappresentato dal basso del nostro italianissimo Martino Garattoni (un musicista che personalmente ho sempre stimato e seguito sin dai tempi degli Ancient Bards), che in questo platter disegna delle linee di basso sempre molto complesse, intricate ed ispirate ma soprattutto sempre ben udibili, grazie ad un mix che esalta il suo strumento regalandoci uno degli elementi più marcatamente prog di un disco che è di quanto più elaborato e progressivo sia mai stato scritto dalla band Australiana. Già, perché la sensazione è che in Exul la band abbia sviscerato il loro lato tecnico ancora più che nei precedenti album, e se nel corso degli anni sono andati leggermente a perdersi i blast-beat e il riffing dal sapore black metal che dominavano album quale il debutto Portal Of I o il seguente Citadel, è pur vero che allo stesso tempo la band si è ritrovata a partorire mano mano un sound più raffinato e complesso, sempre pesante e feroce senza dubbio, con una buona parte di sezioni in growl, ma facendo prima di tutto leva su altri fattori rispetto alla velocità e la brutalità dei riff. L’opener Equus con i suoi tredici minuti e passa è un esempio di quanto anticipato precedentemente sia a livello lirico che dal punto di vista musicale. Il testo infatti parla degli incendi che hanno devastato il continente australiano tra il 2019 e 2020 con la morte di diverse persone e la distruzione di ettari di territorio con tutte le conseguenza devastanti che si possono immaginare per la fauna selvatica – milioni di animali sono stati colpiti o hanno perso la vita in questi drammatici avvenimenti che la band riesce ad esprimere musicalmente specie con la sofferenza delle parti di violino, a tratti delicati e malinconici, a tratti distorti e “piangenti” quasi a volersi immedesimare nella sofferenza di una determinata creatura destinata a morire o ad abbandonare la sua terra per sempre (ecco qui che il tutto si unisce al concetto di esilio descritto inizialmente). Equus risulta essere una perfetta manifestazione di quello che i Ne Obliviscaris sanno offrire in questo 2023- Encomiabile in particolare il lavoro di batteria che per l’intera durata di questo platter si terrà su livelli eccelsi per quanto riguarda la dinamica e la varietà proposta. Come accennato precedentemente, questo è un disco progressive in tutto e per tutto, regalandoci dei pezzi intricati , complessi, dinamici e feroci, ma anche sofferti e malinconici a tratti. La pesantezza delle chitarre e del growl quindi si contrappone alla voce pulita e ai violini ad opera di Tim Charles, un vero maestro nel riuscire a trasmettere così tante emozioni attraverso il suo strumento – che sia sofferenza, dolore, malinconia o sensazioni più sinistre e cupe, Tim riesce sempre a condire il suono dei Ne Obliviscaris con questo elemento così particolare, spesso estraneo al mondo metal che in questa band funziona invece così bene tanto da essere ormai quasi diventato un simbolo di quanto prodotto musicalmente dalla band Australiana. La classica suite in due parti, a proposito di “marchi di fabbrica”, non è esente nemmeno da questo nuovo platter con le due Misericorde che si dipanano musicalmente formando una maxi-suite dove nella prima parte troviamo l’anima più viscerale della band mentre nella seconda si ha un lento ma sostanziale build-up della musica per un pezzo, (il secondo capitolo della suite), che risulta essere largamente strumentale fino all’esplosione finale .Un brano questo che tratta il tema della malattia terminale, quei casi dove il nostro sistema quasi “tradisce” noi stessi, anche qui sposandosi in qualche modo con il tema dell’esilio stavolta vista come la dipartita del nostro corpo “fisico” dalla vita stessa. Suspyre è forse il pezzo che in questo disco nel complesso mi ha colpito di più non perché offra soluzioni così diverse da quanto udito sin ora ma perché il pezzo appare in tutto e per tutto davvero ispirato in ogni suo piccolo passaggio, dalle sezioni più violente di inizio brano, alle melodie di voce pulita, sino al mini – break acustico nel mezzo del pezzo con tanto di chitarre acustiche mentre il basso e la batteria portano avanti una sezione ritmica sempre marcatamente progressiva ed elaborata. Non dimentichiamoci poi degli assoli di chitarra! questo disco ne contiene svariati e di grande livello arricchendo la musicalità dei brani con delle vere e proprie ciliegine deliziose. Non molto da aggiungere sulle successive Graal e Anhedonia dove la prima è l’ennesimo buon pezzo che però non aggiunge troppo a quanto ascoltato fin ora mentre la secondo chiude con una breve outro strumentale un album con tanti pregi e pochi difetti.

In conclusione pur non raggiungendo per chi scrive i livelli dei primi due dischi della band Portal Of I e Citadel, Exul si può definire un lavoro ben riuscito, magistralmente prodotto e incredibilmente ben suonato dove i Ne Obliviscaris abbracciano ancora più fortemente le loro radici progressive offrendoci un disco elaborato, dinamico ma che sopratutto riesce a regalare all’ascoltatore una miriade di sensazioni ed emozioni attraverso una musica solenne e dei testi estremamente poetici e ben scritti, toccando temi delicati e non facili da raccontare. L’attesa dunque credo proprio che abbia ripagato i fan.

Tracklist:
1. Equus
2. Misericorde I- As The Flesh Falls
3. Misericorde II- Anatomy Of Quiescence
4. Suspyre
5. Graal
6. Anhedonia

Line-up:
Marc “Xenoyr” Campbell – voce in growl
Tim Charles – Violino, Voce Pulita
Matt Klavins – Chitarra
Benjamin Baret- Chitarra
Martino Garattoni – Basso

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