Quando pensiamo agli Slipknot la prima cosa che viene in mente è la rabbia, è proprio questa infatti l’emozione che ha sempre contraddistinto la musica della band dell’Iowa ed anche se quella furia devastante che abbiamo potuto ascoltare negli esordi ormai è defluita verso una moderata incazzatura, ogni lavoro di Corey Taylor e soci è una buona occasione per sfogarsi ed agitare il collo.
The End, So Far, questo è il titolo dell’ultima opera dei nove americani, non fa eccezione, regalandoci un lavoro variegato che si colloca a cavallo tra lo stile moderno della band e le sue radici più violente.
Il primo brano dell’album è Adderall, una sorta di lunghissima intro un po’ lamentosa che ha il solo obiettivo di introdurre l’ascoltatore al pezzo successivo The Dying Song (Time To Sing), canzone che centra in pieno il nuovo stile della band, un buon mix tra violenza e melodia che può assecondare i desideri di tutti i fan. La rabbia di cui parlavamo prima si palesa in The Chapeltown Rag, pezzo nel quale le urla di Taylor non si risparmiano, riportandoci alle radici degli iowans. In Yen i toni si smorzano leggermente, dando vita ad un brano in mid tempo ossessivo e lento di forte atmosfera. Hive Mind è un pezzo decisamente old school, ricco di groove malatissimo e di quei riff di chitarra trapananti tipici del nodo scorsoio; sicuramente uno dei brani più significativi di questo lavoro. Un riff da headbanging apre Warranty, canzone che è Slipknot al 100%, le cui ispirazioni sicuramente non sfuggiranno a chi meglio conosce la band. Con Acidic ci troviamo nuovamente di fronte ad un brano lento e tormentoso, dai toni cupi più simili allo stile del disco precedente. Ma un album degli Slipknot non è tale senza una buona dosa di follia, ed è proprio la follia a farla da padrona in H377, altro brano decisamente in linea con la band e perla della loro produzione. De Sade è ancora un brano sullo stile del lavoro precedente, meno veloce e potente ma più cupo e lento, con diversi cambi di tempo e di atmosfera, in linea con la controversa figura da cui la canzone prende il nome. Per concludere l’album abbiamo la nomen-omen Finale, chiusura un po’ debole se si considera il resto del disco ma capace di creare un buon climax.

Come già per il disco precedente, possiamo notare un cambiamento nello stile della band che abbandona la scrittura di brani veloci ed aggressivi in favore di produzioni più cupe e tormentate. In questo lavoro però si può notare una certa attenzione al recupero delle radici della band, quasi a voler creare un ponte tra la nuova incarnazione del combo statunitense e il proprio passato più violento.
Tracklist:
1. Aderall
2. The Dying Song (Time To Sing)
3. The Chapeltown Rag
4. Yen
5. Hive Mind
6. Warranty
7. Medicine For The Dead
8. Acidic
9. Heirloom
10. H377
11. De Sade
12. Finale
Line-Up:
Corey Taylor – Voce
Mick Thomson – Chitarra
Jim Root – Chitarra
Alessandro Venturella – Basso
Jay Weinberg – Batteria
Shawn “Clown” Crahan – Percussioni, Cori
Michael Plaff – Percussioni
Craig Jones – Tastiere e Campionatore
Sid Wilson – Giradischi
Anno: 2022
Etichetta: Roadrunner Records
Voto: 7.5/10