Recensire il dodicesimo album dei Red Hot Chili Peppers non è assolutamente una passeggiata, a fronte prima di tutto della suddivisione dei fan nei vari gradi di apprezzamento e poi per quanto concerne la responsabilità di giudicare una delle formazioni leggendarie degli ultimi tempi.
Facciamo un po’ di chiarezza. Il secondo ritorno di John Frusciante nella band, susseguitosi alla fuori uscita di Josh Klinghoffer, è senza alcun dubbio la cosa che ha fatto vociferare maggiormente un’aspettativa più unica che rara nei confronti delle nuove produzioni del gruppo, come se potessero riaffiorare nuovamente gli anni Novanta di Californication o al massimo le sonorità riportate in Stadium Arcadium. E se così appare dopo un primo ascolto di Black Summer, canzone di apertura dell’album che ricorda vagamente Under the Bridge, andando più in profondità ci si rende conto che manca assolutamente qualcosa di originale ed innovativo, che possa piazzare i Red Hot ancora una volta in cima alle classifiche.
D’altra parte le singole abilità tecniche si riconfermano comunque indiscutibili, ed è qui che attecchisce l’illimitato amore dei fan nei confronti del gruppo. In particolar modo mi soffermerei sulla sezione ritmica di Aquatic Mouth Dance, dove il groove pesante di basso di Flea incontra e dialoga con l’incidenza della batteria di Chad Smith, oltre che con una selvaggia sezione di fiati che profumano di jazz; ma anche sul rap-flow di Anthony Kiedis presente in Here Ever After e One Way Traffic; e ancora, sul un riff insistito di chitarra che costruisce la ritmica complessa di Watchu Thinkin, strumento che si rende indispensabile anche per la resa di The Great Apes.
“Desideriamo con tutto il cuore essere una luce nel mondo, per elevare, connettere e riunire le persone. Ogni brano del nostro nuovo album Unlimited Love, è una sfaccettatura di noi, che riflette la nostra visione dell’universo. Questa è la missione della nostra vita. Lavoriamo, ci concentriamo e ci prepariamo, così che quando arriva l’onda più grande, siamo pronti a cavalcarla. L’oceano ci ha regalato un’onda potente e quest’album la cavalca. E’ la somma delle nostre vite.”
Ma il ritorno di John Frusciante non è l’unico. La produzione del disco infatti è di nuovo sotto le mani di Rick Rubin, che riesce a trasmettere tuttavia una certa compiutezza di un album ben imballato.

Più rosa che rossi quindi questi peperoncini: la generosità della band di regalare ben 17 brani si può trasformare facilmente in un dolce, se non addirittura noioso, sottofondo dato dalla prevalenza di ballads piuttosto che in un capolavoro dove il funk-rock è ancora il protagonista, facendolo assomigliare molto di più a lavori come I’m with you e The Gateway.
Tracklist:
1. Black Summer
2. Here Ever After
3. Acquatic Mouthdance
4. Not the One
5. Poster Child
6. The Great Apes
7. It’s Only Natural
8. She’s a Lover
9. These are The Ways
10. Whatchu Thinkin’
11. Bastards of Light
12. White Braids & Pillow Chair
13. One Way Traffic
14. Veronica
15. Let ‘Em Cry
16. The Heavy Wing
17. Tangelo
18. Nerve Flip (traccia bonus nell’edizione giapponese)
Line-Up:
Anthony Kiedis – Voce
John Frusciante – Chitarra, Tastiere, Voci
Flea – Basso, Tromba (Traccia 3 e 15), Pianoforte (Traccia 4)
Chad Smith – Batteria, Percussioni, Basso (Traccia 2)
Matthew Rollings – Pianoforte (tracce 1 e 6)
Mauro Refosco – Percussioni (tracce 3, 8, 10, 11 e 13), Tamburello (traccia 11)
Nathaniel Walcott – Tromba (traccia 3)
Josh Johnson – Sassofono (traccia 3)
Vikram Devasthali – Trombone (traccia 3)
Aura T-09 – Cori (traccia 4)
Cory Henry – Organo (tracce 5 e 15)
Lenny Castro – Percussioni (traccia 5)
Anno: 2022
Etichetta: Warner
Voto: 7.5/10
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